EVE #2 propone la figura del performer ricercatore, metodico indagatore della violenza comunicativa, che ha trascorso il tempo ad archiviare, trascrivere, analizzare e rielaborare i discorsi dei politici populisti e dei loro seguaci.
Nel terreno friabile della comunicazione contemporanea, la violenza è materia incisa – nelle registrazioni video, nei post sui social network, nei discorsi televisivi – e la sua archiviazione e rielaborazione nel lavoro performativo sembra profilarsi come un atto di resistenza, dove la memoria prima di tutto si oppone all’oscuramento della censura.
La strada che promette una comprensione più profonda è l’indagine sul cuore emotivo della questione: cos’è il sentimento di odio su cui i leader populisti costruiscono il loro capitale politico? Cosa dobbiamo tornare a considerare nel nostro campo visivo per non essere noi stessi complici della violenza comunicativa? Possiamo recuperare lo spazio di libertà di espressione che è stato oscurato dall’odio?