La scena si apre con un immaginario post-mortem di chi si amò “da morire”: Giulietta e Romeo. Le due anime reincarnano, in una presenza intermittente e discontinua, l’amore folle che li mosse in vita. Un’alternanza scoordinata di vita-morte che conduce ad altre storie di passione, di lutto, di gioia e di paura.
Eros è il motore propulsivo che alimenta l’energia vitale del corpo e del suo movimento. Si cerca, ma spesso capita. Il tempo dell’amore risponde a regole sue, sa esplodere nell’attimo, si logora nei giorni, si riaccende dopo spento. Ma il fuori-sincrono, la dissonanza sono le vesti temporali in cui può scivolare la sua fugace armonia. La misura dell’amore offre un panorama di taglie disparate, dove la proporzione non è la regola. Di amore si parla tanto, piangendo o ridendo.
Thanatos, la morte: il motore di arresto a cui il corpo risponde obbediente. È l’evento più democratico dell’universo, spetta a tutti gli esseri viventi, nessuno escluso, e si distribuisce in egual misura: ciascuno muore una volta sola. Il lutto è di chi resta e ha un suo rumore, ma di morte si parla poco, gridando o sottovoce.