Elaysia è un pianeta molto distante e ancora sconosciuto dagli umani. Un corpo ci si ritrova catapultato. È un mondo completamente diverso dalla Terra. La gravità e la luce assumono nuove forme, l'aria è densa di profumi sconosciuti che stimolano i sensi in modi nuovi e affascinanti. Ogni passo è una scoperta e ogni respiro è un’incertezza. La danzatrice esplora questo mondo con una combinazione di timore e meraviglia, in sfida con un ambiente arido e desolato. Il terreno sotto i suoi piedi è instabile e imprevedibile, il corpo risponde a differenti consistenze, passando dal plasmarsi ad esso, all’abbandonarsi, all’essere scaraventato via.
Ogni suo movimento risuona in un silenzio quasi sacrale. Attorno a lei, non c'è traccia di vita umana: solo l'eco delle sue azioni e la consapevolezza della propria presenza. La sua esplorazione è un viaggio interiore, un confronto con la propria solitudine e con la vastità dell'universo. La mancanza di contatti umani accentua ogni emozione, trasformando ogni movimento in una riflessione sul significato di esistere in un mondo che, pur essendo vivo, resta inafferrabilmente distante.
Gea Culpa è una terra di solitudine condivisa. È un mondo di figure e suoni appartenenti più alla psiche che alla realtà, un sogno da svegli. La storia di Gea è un racconto interrotto, la sliding door, l’incidente di percorso che porta a confrontarsi con un altro essere: una figura non troppo definita, un ipotetico sé rimasto ingabbiato. Da quel momento in poi si apre un limbo fatto di tempo e scelta, gabbia e libertà, limite e superamento. Il bivio senza segnaletica è: scegliere di condividere con la propria parte errante una quotidianità sfacciata, accontentandosi di una realtà smezzata o uscire da questa catena di interruzioni e ritrovare la libertà? Sarà necessario abbandonarsi, rinascere completamente e ogni tanto con nostalgia pensare “wish you were here” per poi proseguire.