Cosa succede al tempo che scorre? Dove va, dove è diretto? Possiamo fermarlo questo tempo? Dargli una parola? Qual è la parola? Qual è la nostra parola?
Un individuo assai originale trascorre i suoi giorni dentro a una stanza, parlando una lingua comprensibile solo a tratti: la lingua del “savant”. E che si diverte a riascoltare attraverso le registrazioni fatte nel corso della propria vita. La sua principale attività è quella di custodire il tempo dentro a piccole scatole, catalogate una ad una mediante parole. Parole sfuggenti, che ritornano e riaffiorano, generandone di nuove. Chiuso in uno spazio limitato, riverso sul proprio tavolo di lavoro, questo moderno Krapp inventa e gioca, osserva e ascolta, combatte la solitudine dialogando con un mondo che prende vita intorno a lui. Un mondo, il suo, fatto di voci che fuoriescono dalle proprie scatole-giocattolo: gli anni, gli eventi, i fatti storici, tutto riemerge a colorare un’esistenza trascorsa con l’unico intento di fermare il tempo, senza avere il coraggio o la forza di uscire da quella stanza per prendere parte alla vita che è scorsa e che continua a scorrere. L’appuntamento con l’esterno infatti è continuamente posticipato, rimandato al futuro:
«O frate, l’andar su che porta?» dice Belacqua a Dante nell’Antipurgatorio, «a che serve» uscire, percorrere la strada?
L’unica via di fuga sembra essere allora quella del sogno, della fantasia, di un’immaginazione in grado di allargare l’orizzonte, abbattere i confini e le difficoltà della comprensione: una creazione che esaurisca il possibile, fino al punto di renderci liberi.
La messa in scena si costruisce a partire dai testi di una persona che ha passato la propria vita all’interno di una struttura sanitaria e che ha vissuto indirettamente, ma in maniera “emotivamente partecipata”, le grandi questioni sociali che dagli anni ’60 del secolo scorso giungono fino ai giorni nostri. Questi testi e questo personaggio, volutamente rigenerato in una forma fantastica, dialogano scenicamente con immagini ed elementi dell’universo immaginifico di Samuel Beckett, i suoi personaggi e le sue evocazioni, in un omaggio-confronto che vuole aprire la dimensione individuale di una vita ad una riflessione comunitaria, contemporanea e universale.