Filippo Brunelleschi. Nella divina proporzione è uno spettacolo nato nel 2020, anno in cui ricorreva il seicentenario della Cupola di Santa Maria del Fiore, capolavoro brunelleschiano iniziato il 7 agosto 1420 e conosciuto in tutto il mondo.
Giancarlo Cauteruccio ne ha commissionato la drammaturgia originale a Giancarlo Di Giovine, studioso di grande sensibilità storica e autore di Rai Storia. Brunelleschi è interpretato da Roberto Visconti, attore storico della compagnia, Gianni Maroccolo ha composto le musiche originali, la scenografia digitale ed i costumi sono di Massimo Bevilacqua.
Il lavoro mette in luce la vita e l'opera di Filippo Brunelleschi, svelando il carattere che si nasconde dietro il grande talento e le geniali intuizioni dell’artista che ha dato vita al Rinascimento. Qui il regista porta in scena il corpo, il pensiero, la solitudine e il carattere spiazzante e impenetrabile di colui che fece della prospettiva e della simmetria gli strumenti della bellezza non più dettata dal caso, dall'ombra e dalla fede, ma dalla ragione, il calcolo, la matematica, la luce. Quella luce chiamata a sovrastare l’ombra medievale.
«Sappiamo tutto dei grandi artisti del Rinascimento Leonardo, Raffaello e Michelangelo. Sappiamo invece molto meno della vita di Filippo Brunelleschi» osserva Di Giovine «eppure Brunelleschi anticipa questi artisti, li prepara, li indirizza verso nuovi orizzonti». Brunelleschi distrugge ogni suo scritto o bozzetto, usa codici segreti così come farà Leonardo, brevetta i suoi progetti, costruisce macchine straordinarie di cui non rivela i meccanismi nemmeno ai committenti. Il suo talento è completo, non trova confini, spazia dall’architettura alla scultura, si dedica allo studio del cosmo. Quello che lascia ai posteri non sono solo cupole, cattedrali e loggiati ma soprattutto un’idea di città e un’idea di mondo che vede al suo centro l’umano. Un’idea che viene da lontano, dalle armonie e le proporzioni delle architetture della antica Roma che Brunelleschi studia, recupera e perfeziona. Nel suo raccontarsi Ser Filippo dice: «Sono un artista, appartengo solo all’arte ed alla bellezza. Ecco i miei figli: facciate, colonne, portici, archi, vuoti e pieni, chiari e scuri. Geometrie di luce… È la matematica a guidare questa rinascita. È la scienza che si fonde con l’arte, che ci porta al centro dello spazio e del tempo. Il bello è la conquista dello spazio e la formazione del tempo. Siamo finalmente al centro del nostro cosmo, padroni di un universo. Le stelle, fuochi che ci girano intorno e fanno luce sul nostro cammino. È Il Rinascimento!». Ne scaturisce l’immagine di un artista/genio che, pur di raggiungere i traguardi della sua opera, “sacrifica” il suo corpo, la socialità e il proprio benessere per darsi interamente al manifestarsi della propria opera. Cauteruccio immagina un viaggio visionario, di forte intensità in cui lo spettatore viene guidato nelle meraviglie brunelleschiane grazie alla suggestione visuale della scenografia dinamico/digitale del video mapping e in cui può rispecchiarsi in un corpo e in un immaginario complessi e magici allo stesso tempo.
Spettacolo tratto dall'opera video vincitrice e prima classificata nel 2020 del bando Vivere all’italiana sul palcoscenico, un progetto promosso dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale - Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura, messa in onda su RAI 5 e sulla piattaforma RAIPLAY.